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Rassegna stampa 2021

Articolo del giornale Vita – 12 ottobre 2021

In occasione della Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze Unicef denuncia come anche nei Paesi a medio e alto reddito solo il 14% delle studentesse con i migliori risultati in materie Stem si aspetta di lavorare nei campi della scienza e dell’ingegneria. In Europa l’Italia è 25esima per disparità di genere nel settore high tech. A Torino, il 14 ottobre un evento nel segno della Gender Digital Equality.

Quest’anno la Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze che si celebra oggi, 11 ottobre, è dedicata al tema “Digital generation. Our generation”. La presidente di Unicef Italia, Carmela Pace, ricorda che «Nei paesi a medio e alto reddito, solo il 14% delle ragazze che hanno ottenuto i migliori risultati in scienze o matematica si aspettavano di lavorare nel campo della scienza e dell’ingegneria, rispetto al 26% dei ragazzi con i migliori risultati. A livello globale, solo il 22% dei professionisti dell’intelligenza artificiale (AI) sono donne, un enorme divario di genere che è attualmente al centro della progettazione degli algoritmi che hanno un impatto su tutte le nostre vite».

Inoltre, non va neppure sottovalutato il fatto che nel mondo la percentuale di donne tra i laureati in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (le cosiddette materie Stem) è inferiore al 15% in oltre due terzi dei paesi e che il divario di genere tra gli utenti globali di Internet sta crescendo, dall’11% nel 2013 al 17% nel 2019, ed è più ampio nei paesi meno sviluppati del mondo, al 43%. «Promuovere l’uguaglianza di genere significa garantire maggiori opportunità alle bambine e alle ragazze per colmare il gap rispetto ai loro coetanei maschi, significa attuare un cambiamento culturale globale che si traduca concretamente in equità salariali uomo-donna, opportunità, sicurezza, protezione sociale, uguali possibilità di accedere all’istruzione per bambine e ragazze. Noi dell’Unicef continueremo a lavorare perché questo avvenga», ha concluso Carmela Pace.

Anche l’ultimo report della Commissione Europea fotografa l’Italia come un ambiente poco meritocratico e non del tutto fondato sull’uguaglianza e sulle pari opportunità: è infatti piazzata agli ultimi posti nella classifica sul Vecchio Continente (25esima su 29) per disparità di genere nel settore high tech. L’impegno è quindi quello di creare occasioni e opportunità affinché siano le stesse ragazze a scegliere il proprio destino e percorso professionale, in assenza di condizionamenti e imposizioni sociali. Il futuro richiede l’eliminazione di divari e retaggi culturali che condizionano e limitano l’accesso delle donne al mondo IT.

Anche per questo il 14 ottobre al Toolbox di Torino non si celebra solo la gender digital equality ma una nuova prospettiva di approccio all’inclusione. A curare l’evento è hackher_ , un progetto multidisciplinare che ha l’obiettivo di avvicinare il genere femminile al mondo Stem e che nasce da Bridge The Gaps, realtà non profit che è impegnata ad abbattere il divario che incrementa le discriminazioni sociali, mirando a rendere la tecnologia alla portata di tutti. Le ragazze partecipanti, sotto la supervisione di coach esperti, avranno la possibilità di mettersi alla prova ideando e sperimentando il learning by doing, acquisendo competenze tecniche con cui potranno ideare e realizzare la loro mission.

L’appuntamento non ha solo lo scopo di avvicinare l’universo femminile all’impatto sfidante dell’ambito tecnologico ma anche infondere fiducia sul fatto che non ne sia precluso a nessuno l’ingresso e crescita professionale.
L’evento è sostenuto da Bakeca.it, piattaforma di riferimento nel settore degli annunci gratuiti che mette a disposizione un buono Amazon del valore di mille euro al team ritenuto vincente nell’Hackathon da una giuria di role models del settore IT.

Intervista su radio RTL – 29 settembre 2021

Articolo del giornale Corriere della Sera – 14 ottobre 2021

Scuola, sfida hitech per 100 studentesse delle superiori.
Grazie al progetto «HackHer», organizzato dalla società no profit Bridge the Gap e sostenuto dal sito di annunci Bakeca.it.

Non tutte le bambine sognano di diventare ballerine. Ma ancora non pensano di essere portate per le materie tecnologiche. Per promuovere la parità di genere nel settore hi tech, ieri 100 studentesse delle scuole superiori hanno toccato con mano cosa vuol dire iniziare a sviluppare un’app. Grazie al progetto «HackHer», organizzato dalla società no profit Bridge the Gap e sostenuto dal sito di annunci Bakeca.it, si sono sfidate in un «hackathon» durato tutta la giornata negli spazi di Toolbox coworking. A supportarle, un panel di 7 donne arrivate ai vertici di aziende come Google, Ibm e Zoom che si sono confrontate in una tavola rotonda sul gender gap in questo campo.


Le ragazze sono ancora lontane anni luce dal mondo delle scienze e della tecnologia. Secondo l’ultimo report della Commissione Europea sulle disparità di genere, l’Italia è al quartultimo posto in Europa nel settore high tech. «La strada da fare è ancora tantissima, dicono che ci vorranno 99 anni per colmare l’attuale divario – ha ammesso Scilla Scigna, fondatrice di Bridge the Gap -, ma noi non ci scoraggiamo: il prossimo anno vogliamo raddoppiare i numeri del progetto».

Ieri 100 studentesse di quinta dei licei Alfieri, Gioberti e Santorre di Santarosa sono state divise in 10 gruppi e si sono messe al lavoro con 10 tutor. Hanno scelto un progetto e hanno sviluppato i primi punti delle relative app, scoprendo che potrebbe piacergli farlo da grandi. «Non ci avevo mai pensato prima, ma mi sono divertita a sviluppare il design dell’app – conferma Giorgia Di Pardo, 18 anni, studentessa del Santorre -. Ora terrò in conto anche questa possibilità per il mio futuro».

Le aziende del digitale hanno bisogno di ragazze, ma non le trovano. «In questo campo arrivano solo candidature da parte di maschi, sia a noi che alle aziende che mettono annunci– ha spiegato Stefano Pavignano, amministratore delegato di Bakeca -. È un problema che ha un impatto diretto sul nostro business ed è un peccato per le ragazze».

 

Servizio di Tg Piemonte –  14 ottobre 2021 

La Repubblica – 14 ottobre 2021

Stem, una cosa da donne:  hackathon di Torino, le  storie delle studentesse.

“Ho scoperto l’amore per le materie stem durante il lockdown. Ho iniziato a programmare per occupare il tempo  e presto farò domanda per ingegneria informatica”. Martina  Ranno ha 18 anni, è all’ultimo anno di classico al liceo Gioberti di Torino e già sa cosa farà il prossimo. Elettra Cazzola, all’indirizzo linguistico, invece “non ho molte idee diverse sul mio futuro. Ho deciso di conoscere il mondo stem con questa iniziativa per avere uno spunto in più e ho scoperto di avere le carte in regola, ho la creatività giusta”. Beatrice Mina, 19 anni, studentessa dell’istituto Santorre di Santarosa, sa che farà medicina ma anche di dover combattere per il gap perché “in ogni settore non si può  andare avanti con una mentalità sola, già quando monto i  mobili i miei amici mi dicono “fallo fare a tuo padre, se ne intende di più””. 

Martina, Beatrice ed Elettra sono solo tre delle 100 studentesse delle superiori che, puntuali alle 8 di questa  mattina fino al tardo pomeriggio, hanno partecipato  all’hackathon “adrenalinico e appassionante” per scoprire che, no, le stem non sono “cose da uomini” e che sono anche  divertenti. Sono gli obiettivi del progetto hackher promosso dalla no profit torinese Bridge The Gaps, oggi  andato in scena con un’intera giornata per parlare di gender equality, con il sostegno di Bakeca, nella cornice di Toolbox a Torino, e che per i prossimi anni già guarda al resto dell’Italia e perché no al resto del mondo. 

Parlare e confrontarsi ma anche divertirsi e mettersi alla prova: le studentesse, divise in 10 team, si sono sfidate in  challenge, tra quiz e boati d’entusiasmo, e progetti, con l’obiettivo di sviluppare un progetto che una giuria al  femminile ha giudicato. Il vincitore, che era incentrato  sulla lotta alle disuguglianze, si è aggiudicato un premio di mille euro in buoni. al loro fianco anche sette  professioniste e manager delle più importanti realtà  tecnologiche e informatiche di italia, che hanno raccontato la loro esperienza: Ilaria Tiezzi, digital executive di fortune 40 under 40; Mara Tanelli, docente di  automatic control al politecnico di Milano; Flavia  Weisghizzi, cmo di Finix; Anna Maria Siccardi, co-founder di rete del dono e fondatrice di Bakeca; Floriana Ferrara,  manager di IBM Italia e Giulia Pastorella, manager di Zoom. 

Il progetto, patrocinato anche dal Parlamento Europeo, ha trovato l’entusiasmo delle ragazze, ma anche la narrazione  dei limiti che ci sono. A partire dalle percentuali sulla  presenza di donne nel settore stem. 

“I dati dicono che ci vorranno 99 anni per intravedere la parità di genere e non possiamo aspettare, per questo c’è  bisogno di iniziative simili – spiega l’organizzatrice Scilla  Signa -. Il gender gap è una realtà, nel settore tecnologia le ragazze sono meno del 10 per cento e il COVID ha influito in generale proprio nei gap aziendali, difficilmente le donne raggiungono un livello apicale. Per questo la decisione di condividere l’esperienza con donne che sono modelli, per spiegare che noi non siamo supereroine ma che è normale essere madre e donna in carriera. Non bisogna spaventarsi ma scegliere e partire. Noi lo facciamo da Torino, ai piedi dell’Europa, puntando ad aumentare sempre l’impatto, ampliando il numero degli studenti e la fascia d’età. Sono  loro – conclude – che devono scegliere e devono avere la  possibilità di farlo”.

Servizio del Sole 24 Ore –  15 ottobre 2021 

Askanews – 15 ottobre 2021

Anna Maria Siccardi, imprenditrice, nel “Club degli investitori”, fa qualche esempio: “Se io dico ‘scienziati’ e quando voglio rappresentare la scienza metto sempre la faccia di Einstein, una bambina fa fatica a immaginare che uno scienziato possa essere anche una donna, la parola forma la mente; e quindi arrivare poi quando le ragazze hanno 16/17 anni a convincerle che possono avvicinare le materie scientifiche e tecniche sentendosi a casa loro diventa più difficile.  Dobbiamo cominciare a fare tutti quanti lo sforzo di cambiare il linguaggio”. 

Poi i progetti delle aziende. Floriana Filomena Ferrara, Corporate social responsability  manager IBM Italia, ci parla di Nerd (Non è roba per donne?), progetto portato avanti  dalle informatiche, volontarie, di Ibm con le università. 

“Quello che cerchiamo di fare con le ragazze delle superiori è portarle all’interno delle  università per far loro provare cosa significhi essere una donna che lavora nel digitale,  quello che chiediamo alle ragazze è concedersi il beneficio del dubbio per poter  abbattere quello stereotipo di genere”. 

Flavia Weisghizzi, marketing director di Finish Technology solution, sottolinea quanto  il mondo tech a sua volta abbia bisogno delle competenze delle donne. “Nel mondo di  oggi sappiamo che c’è un buco di 200mila posizioni in Europa nel mondo tech ed è  impossibile pensare che non possa essere coperto anche dalle donne, è una perdita  importante dal punto di vista del lavoro e delle possibilità che la tecnologia oggi offre”. 

“Oggi se una ragazza vuole diventare ingegnera lo può fare senza nulla togliere alla sua  femminilità, è un messaggio che vorrei dare a tutte: provateci”, aggiunge. 

Le imprenditrici ed esperte hanno partecipato ad un panel durante il Toolbox  Hackaton di Torino, organizzato non solo per celebrare la gender digital equality ma  una nuova prospettiva di approccio all’inclusione. A curare l’evento è hackher_,  progetto multidisciplinare che avvicina il genere femminile al mondo STEM e fa  riferimento a Bridge The Gaps, realtà non profit che si impegna ad abbattere il divario  che incrementa le discriminazioni sociali, mirando a rendere la tecnologia alla portata  di tutti. A sostenere l’evento è Bakeca.it, piattaforma del settore degli annunci gratuiti  che ha messo a disposizione un buono Amazon del valore di 1.000 al team ritenuto  vincente nell’Hackathon da una giuria di role models del settore IT. Le ragazze  partecipanti, sotto la supervisione di coach esperti, hanno avuto la possibilità di  mettersi alla prova ideando e sperimentando il learning by doing, acquisendo  competenze tecniche per portare termine il loro compito.