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Stem, una cosa da donne:  Hackathon di Torino, le  storie delle studentesse.

La Repubblica – 14 ottobre 2021

“Ho scoperto l’amore per le materie stem durante il lockdown. Ho iniziato a programmare per occupare il tempo  e presto farò domanda per ingegneria informatica”. Martina  Ranno ha 18 anni, è all’ultimo anno di classico al liceo Gioberti di Torino e già sa cosa farà il prossimo. Elettra Cazzola, all’indirizzo linguistico, invece “non ho molte idee diverse sul mio futuro. Ho deciso di conoscere il mondo stem con questa iniziativa per avere uno spunto in più e ho scoperto di avere le carte in regola, ho la creatività giusta”. Beatrice Mina, 19 anni, studentessa dell’istituto Santorre di Santarosa, sa che farà medicina ma anche di dover combattere per il gap perché “in ogni settore non si può  andare avanti con una mentalità sola, già quando monto i  mobili i miei amici mi dicono “fallo fare a tuo padre, se ne intende di più””. 

Martina, Beatrice ed Elettra sono solo tre delle 100 studentesse delle superiori che, puntuali alle 8 di questa  mattina fino al tardo pomeriggio, hanno partecipato  all’hackathon “adrenalinico e appassionante” per scoprire che, no, le stem non sono “cose da uomini” e che sono anche  divertenti. Sono gli obiettivi del progetto hackher promosso dalla no profit torinese Bridge The Gaps, oggi  andato in scena con un’intera giornata per parlare di gender equality, con il sostegno di Bakeca, nella cornice di Toolbox a Torino, e che per i prossimi anni già guarda al resto dell’Italia e perché no al resto del mondo. 

Parlare e confrontarsi ma anche divertirsi e mettersi alla prova: le studentesse, divise in 10 team, si sono sfidate in  challenge, tra quiz e boati d’entusiasmo, e progetti, con l’obiettivo di sviluppare un progetto che una giuria al  femminile ha giudicato. Il vincitore, che era incentrato  sulla lotta alle disuguglianze, si è aggiudicato un premio di mille euro in buoni. al loro fianco anche sette  professioniste e manager delle più importanti realtà  tecnologiche e informatiche di italia, che hanno raccontato la loro esperienza: Ilaria Tiezzi, digital executive di fortune 40 under 40; Mara Tanelli, docente di  automatic control al politecnico di Milano; Flavia  Weisghizzi, cmo di Finix; Anna Maria Siccardi, co-founder di rete del dono e fondatrice di Bakeca; Floriana Ferrara,  manager di IBM Italia e Giulia Pastorella, manager di Zoom. 

Il progetto, patrocinato anche dal Parlamento Europeo, ha trovato l’entusiasmo delle ragazze, ma anche la narrazione  dei limiti che ci sono. A partire dalle percentuali sulla  presenza di donne nel settore stem. 

“I dati dicono che ci vorranno 99 anni per intravedere la parità di genere e non possiamo aspettare, per questo c’è  bisogno di iniziative simili – spiega l’organizzatrice Scilla  Signa -. Il gender gap è una realtà, nel settore tecnologia le ragazze sono meno del 10 per cento e il COVID ha influito in generale proprio nei gap aziendali, difficilmente le donne raggiungono un livello apicale. Per questo la decisione di condividere l’esperienza con donne che sono modelli, per spiegare che noi non siamo supereroine ma che è normale essere madre e donna in carriera. Non bisogna spaventarsi ma scegliere e partire. Noi lo facciamo da Torino, ai piedi dell’Europa, puntando ad aumentare sempre l’impatto, ampliando il numero degli studenti e la fascia d’età. Sono  loro – conclude – che devono scegliere e devono avere la  possibilità di farlo”.